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POESIE DI VITTORIO CAMPANELLA.

Da "Il cielo ha un'altra voce"

INDICE

Voce di ognuno la mia...

Chi la ricorda la grande mattina più?...

Abbiamo fretta di distruggere...

Ci passiamo davanti ignoti...

A filari scheletriti...

Eri con loro, come i guizzi...


 

 

Poesia 1.

Voce di ognuno la mia:
tutta l'affaticata umanità
che il tempo consuma
in questo grigio verbo
che ti dico: nuda
confessione del mio mondo,
che ti si svela nella tregua.

In me del carrettiere
sempre in via, la nenia sommessa
che lo consola ai crepuscoli.

E sentirci l'eco dei riposi
appena nostri,
dopo un'ora stordita,
mentre un'altra ricomincia,
e da tutti i campi, mutata
in un coro sereno al tuo cielo,
si leva la dolorosa fatica.

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Poesia 2.

Chi la ricorda la grande mattina più?
l'ora della freschezza?
In questa che s'indora sulle stanche
generazioni senza riposo,
su questa palude, dove il sonno è vita,
nulla è rimasto.

O forse ancora l'attendiamo.
Sono infinite le aurore.

Meglio udire ora questo canto
della fatica nostra, che va in coro
per le vie dei monti.

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Poesia 3.

Abbiamo fretta di distruggere
il tempo, l'ora febbrile e avara
che il sole ci dispensa:
e una corsa affannata
è il giorno umano,
senza memoria e senza tregua,
mentre di noi solo le rovine
guardiamo, dopo, stanchi.

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Poesia 4.

Ci passiamo davanti ignoti
nel velo di nebbia che chiude
una nostra solitaria
ferocia di vivere. E ognuno
soffre il digiuno
del cuore dell'altro. Consuma
il silenzio ceruleo
della sua ora senza echi,
vedova di fraternità.

Per un cammino tanto breve!

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Poesia 5.

A filari scheletriti
d'alberi va una canzone pensosa
di reduci.

Insegue per le gelide carraie
comitive in fuga.

Nebbia dappertutto:
le macerie esalavano
l'odio.

E accanto a una fiamma di alari
mani tremanti di donna
al fuggitivo straniero
tendevano il pane.

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Poesia 6.

Eri con loro, come i guizzi
di quella fiamma
e quando
irruppe la pattuglia,
e sul suolo restò soltanto un fumo,
tu migravi, come rondine,
con ali macchiate di sangue.

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