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Francesco Del Casino

Francesco del Casino


Biografia.

Francesco Del Casino è nato a Siena nel 1944.

Ha studiato presso gli Istituti d'Arte di Siena e Firenze per poi trasferirsi, nel 1965, a Orgosolo in Sardegna dove ha vissuto per 20 anni lavorando come insegnante.

Qui si è segnalato come uno dei principali animatori del movimento muralista sardo.

Ha svolto una costante attività espositiva in Italia e all'estero; attualmente vive e lavora a Siena in Strada di Scacciapensieri, 27.

Telefono 0577 333238




Presentazione.

Ho conosciuto Francesco Del Casino in occasione di una ricerca sui murali in Sardegna: erano, i suoi, dipinti diversi dagli altri, dipinti legati alla tradizione realistica, ma mediata dalla cultura picassiana, dipinti sempre di una civile dignità e di un preciso impegno. Adesso ho avuto modo di vedere una serie di quadri, non più dunque opere su parete ormai dilavate dal tempo e in parte, purtroppo, irrimediabilmente distrutte, e posso riflettere meglio sulla personalità di un pittore che è rimasto finora abbastanza ai margini del dibattito sull'arte e nell'arte del nostro tempo. Certo, tutti sappiamo che solo chi passa attraverso la mediazione delle gallerie private e fra queste di quelle che veramente contano, trova spazi nella critica e nella coscienza della gente, eppure qualche volta esistono figure, personalità che devono essere ritrovate, scoperte come si suoi dire, oppure semplicemente riconosciute come rilevanti. Cercherò di spiegare perché questo mi sembra il caso di Francesco Del Casino.

Cominciamo dai ritratti e vediamo di andare oltre lo schema del rapporto pur evidente con Picasso, il Picasso del «cubismo sintetico» degli anni Trenta - Quaranta - Cinquanta: ebbene qui troviamo attenzioni diverse, prima di tutto alla Nuova Oggettività evidentemente ripresa nella analisi tagliente dei personaggi, quindi anche alla cultura finto-primitiveggiante che era di Ligabue e che in sostanza vuoi dire ripercorrere le radici storiche del ritratto «analitico» fra Van Gogh e Gauguin per cercare di esporre non la pelle esterna, ma l'intenzione, la vis più intima dei personaggi.

Se proviamo ad analizzare i dipinti di altro tema, i paesaggi, le figure con albero, le scene a carattere più esplicitamente narrativo scopriamo che il pittore punta a una ripresa di una certa pittura, quella fra Guttuso e Pizzinato, quella degli anni Quaranta soprattutto, insomma che evoca una stagione precisa che non è proprio quella del «realismo» ma semmai della apertura europea dei maggiori protagonisti della nostra cultura moderna, da Birolli e Merlotti a tutti gli altri del Fronte Nuovo delle Arti.

Si potrebbe osservare da qualche critico poco attento che quella di Del Casino è pittura vecchia di una generazione e mezzo; ma una tale osservazione è assurda e errata, ogni artista infatti ferma il tempo della propria cultura una volta individuato il nucleo vivo dei propri rapporti, dei propri interessi, delle proprie scelte culturali e delle proprie attenzioni civili, e finisce per tornare e per rappresentare sempre quel tempo, quel suo luogo mitico, quella sua dimensione intimamente commossa e ricca di pathos.

Così converrà giudicare queste opere di Francesco Del Casino per quel che sono, modi di partecipare alla esistenza di persone, modi per rappresentare la esistenza, per leggere gli spazi, per esporceli, per illustrarli. A questo punto spero bene che nessuno dica che si tratta di dipinti «realisti»: raramente infatti ho visto opere più distanti dalla realtà, più costruite come per una messa in scena, e, nello stesso tempo, questa tensione tutta teatrale è ricca di una umana emozione, di una partecipata violenza che parla da sola. Come nei vecchi testi dipinti sui muri di Sardegna anche qui Francesco Del Casino sa raccontare personaggi e storie e o fa con una stesura pittorica sensibile e raffinata e insieme con una forza che è il segno più vero di una invenzione nuova e di un umano impegno.

Arturo Carlo Quintavalle

dicembre 1988