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BIOGRAFIA DI CESARE BAGLIONI.

Cesare Baglioni è nato a Siena il 23 agosto 1952, si è diplomato all'Istituto d'Arte di Siena e laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all'Università di Siena.

Ha insegnato varie materie artistiche in molti Istituti d'Arte e Licei Artistici della Toscana.

Attualmente insegna Discipline Pittoriche all'Istituto d'Arte di Siena.

Abita a Siena in Via P. Nenni, 4.

Studio in via G. Dupré, 11.

Telefono 0577-333492

 

OPERE DI CESARE BAGLIONI.

 

TRENTA ANNI DI ATTIVITA' DI CESARE BAGLIONI.

Cesare Baglioni proviene da una famiglia di artigiani decoratori. Da prima compie studi tradizionali. Non soddisfatto si dedica ad una ricerca sulle avanguardie. Vuole assimilare i metodi più idonei a dar forma pittorica alle percezioni della nostra mente.

Desidera rappresentare il movimento, la durata di una azione nel tempo, la capacità evocativa dei simboli. I frutti di questa ricerca vengono raccolti in una mostra presso l'Enoteca di Siena svoltasi fra il dicembre 1975 e il gennaio 1976. Qui pitture che alludono all'effìmera corsa dell'uomo verso il progresso, manifestano la loro denuncia attraverso violenti colori "Fauves" e deformazioni formali di ascendenza cubista e futurista.

Convinto assertore dell'importanza sociale dell'arte, nel 1977 ad Abbadia San Salvatore, durante la manifestazione "Ba-deng", la quale coinvolgeva operatori di varie discipline culturali, da attuazione ad interventi di arte visiva tesi a coinvolgere e stimolare gli abitanti del luogo.

Contemporaneamente allarga la propria cultura pittorica. Guarda gli esiti della "Nuova Figurazione" e realizza delle opere basate sulla ripetizione ritmica della stessa immagine, eseguita con diverse tecniche.
Quando gli è possibile cerca di dare ai suoi quadri una connotazione sociale, di denuncia degli orrori della guerra e degli abusi dittatoriali.
Una personale nel 1979, simbolicamente intitolata "Arte?", comprende quadri con queste tematiche ed altri che raffigurano l'uomo e l'artista in chiave ironica. Nascono in questo periodo anche le "Composizioni numeriche", ossia quadri che sviluppano la potenza espressiva dei segni convenzionali, per mezzo di elaborazioni di intento grafico o cromatico. Queste "composizioni" daranno origine ad una mostra nel 1986.

E questo il momento nel quale Baglioni inizia una importante ricerca sul reale, è stimolato dal variare delle forme e dei colori della natura durante le diverse ore del giorno o durante i mutamenti atmosferici.

Osservando il cielo solcato dalle nuvole trova forme inaspettate in continuo mutamento, e colori inconsueti: il soggetto di partenza ne risulta trasfigurato, diviene un semplice pretesto per una elaborazione in chiave informale ed astratta. Queste opere sono semplici studi, che Baglioni esporrà nel 1996 in una personale piantina intitolata "Verticismo", studi che tuttavia manifestano l'ormai avvenuta maturazione dell'artista ed il progressivo affermarsi di uno siile personale.

Nel 1983 partecipa a Roma ai Funerali di Berlinguer e ne rimane fortemente impressionato. È colpito dalle emozioni della folla orgogliosa di appartenere al partito che il defunto rappresentava, ma addolorata dall'evento del funerale. Il pittore è ora in grado di abbandonare tematiche sociali generiche e di realizzare quadri ispirati ad un avvenimento storico contemporaneo, da lui vissuto intensamente. I risultati sono presentati in una esposizione nel 1994 che significativamente Baglioni intitola "Quel giorno a Roma c'ero anch'io". Nelle tele il brulichio delle persone e lo sventolio delle bandiere divengono macchie dinamiche di colore sopra una massa inestricabile di segni. L'Altare della Patria, scenario dei funerali, si anima, i suoi contorni sembrano come vibrare di dolore, le statue che lo decorano si spogliano del loro freddo aspetto retorico per divenire severe sentinelle dell'accorato corico funebre. Insomma l'artista ha trovato il suo momento contemplativo, riesce a soffermarsi sulle cose che raffigura fino a sviluppare i loro valori più profondi.

Nel 1995 esegue il drappellone del palio di Torrita di Siena, opera che rappresenta una nuova fondamentale tappa della sua evoluzione stilistica.
L'autore adesso ricerca la fragranza pittorica. Il San Giuseppe, patrono del paese, è ritratto prima di profilo poi di fronte, Baglioni vuole rendere l'attimo in cui il movimento della figura si fissa nella retina. Il Santo è appena disegnato, è quasi evanescente, o meglio è come dissello dalla luce di un tramonto dai colori tanto irreali quanto sublimi, il quale ultimo diventa il protagonista assoluto del dipinto. Le esperienze di questa commissione danno avvio all'ultima fase artistica di Cesare Baglioni, nella quale il pittore nuovamente elabora suggestioni dai funerali di Berlinguer. In queste tele il corteo è come scomparso, rimangono solo i ricordi del suo passaggio, gli sfondi, gli scenari urbani sui quali dinamiche linee spezzate vogliono come sintetizzare il trascorso passaggio della folla, l'avvenuto sventolio delle bandiere. I particolari della scena, ossia i gruppi scultorei dell'Altare della Patria, appaiono isolati in scenari di grande intensità pittorica, in incantevoli tramonti su Roma. Queste sculture mantengono la loro monumentalità, ma non sono immobili, un nuovo tormento le agita, la loro muscolatura si gonfia di un rinnovato vigore. Baglioni infonde vita a queste fredde testimonianze di arte ufficiale, le rende meno statue e più esseri animati. Tutto diviene in questa nuova evoluzione palpitante di vita e carico di tensione, anche le "nature morte" prodotte nel 1998 per una mostra tematica dal titolo "Uova d'artista... e non...".

Assistiamo insomma oggi, con piacere, alla più importante fase del percorso stilistico di Baglioni, il quale, dopo un lungo e formativo periodo di ricerche sulle più importanti esperienze del suo tempo, dimostra come il gusto classico possa rioccupare un posto preminente e sempre vivo anche nelle espressioni della modernità, al di là di ogni implicazione retorica.

Marco Ciampolini